mercoledì 31 gennaio 2018

L'importanza di mangiare i cibi di Stagione

Introduzione 

Ogni alimento, soprattutto quelli ortofrutticoli, ha una propria stagionalità.
Ogni frutta, ogni verdura cresce solo in determinati periodi e mesi, o addirittura settimane.
Il nostro stesso corpo richiede, di periodo in periodo, i diversi nutrienti: in estate ha bisogno di acqua e di sali minerali – abbondanti nella frutta estiva -, mentre in inverno richiede molti più grassi, per conservare la temperatura nonostante il freddo. Insomma, la natura ed il corpo umano viaggiano di pari passo, e quando l’uomo smette di seguire i cicli stagionali ne perde prima di tutto in benessere.

Che cosa significa Stagionalità ?

Consumare frutta e verdura seguendo la stagionalità del territorio significa spesso poter scegliere alimenti a chilometri zero, o comunque di origine Italiana. Significa consumare prodotti che contengono la massima espressione qualitativa di nutrienti, perché raccolti nel loro naturale periodo di maturazione, e privilegiare anche il gusto e l’intensità dei sapori che la natura ci offre. Può significare avere degli alimenti finiti cresciuti in ambiente naturale, con un minor ricorso all’utilizzo di antimicrobici e pesticidi, che al contrario sono necessari per la produzione di prodotti fuori stagione che debbano crescere e maturare in condizioni pedoclimatiche avverse.
Il rispetto della stagionalità vuol dire anche aiutare l’ “economia domestica”, in virtù dei costi molto più elevati dei prodotti fuori stagione.

Vantaggi.

Rispettare la stagionalità, si riflette anche nel rispetto dell’ambiente e del pianeta e ci permette di nutrirci con prodotti di qualità superiore ad un prezzo inferiore.
Dal punto di vista nutrizionale l’elemento cardine è il contenuto in vitamine e sali minerali, molto elevato nelle verdure e nella frutta che arrivano naturalmente a maturazione e vengono a breve consumate; questi prodotti mantengono intatte le caratteristiche organolettiche. I prodotti di serra, invece, presentano un contenuto vitaminico inferiore (soprattutto di vitamina C e beta-carotene) in quanto subiscono un’irradiazione solare scarsa o perché vengono raccolti prima della maturazione per aumentare la durata di conservazione. Col passare del tempo si può avere anche una graduale degradazione delle vitamine che quindi impoverisce gli alimenti. Quindi più lontani siamo dalla raccolta, meno vitamine conterranno le verdure.
Se acquistiamo prodotti fuori stagione coltivati in serra avremo probabilmente portato a casa anche un certo quantitativo di pesticidi; in genere, infatti, poiché per far crescere le verdure nelle serre le temperature elevate non bastano, si fa spesso ricorso a un massiccio quantitativo di pesticidi e di altre sostanze chimiche. Una buona abitudine è comunque sempre quella di scegliere verdure da agricoltura biologica, oltre che di stagione.




Quattro buoni motivi per scegliere frutta e verdure di stagione:

1) Il gusto ed il sapore. I prodotti di stagione sono molto più buoni e profumati degli stessi prodotti mangiati nei mesi “sbagliati”. Scegliere verdure fresche secondo una loro maturazione naturale permette di poterne gustare il vero sapore.

2) La salute. Le piante che seguono il loro normale ciclo di vita presentano una quantità maggiore di nutrienti e principi attivi e apportano la giusta quantità di calorie in relazione al periodo dell’anno. In aggiunta, cambiare i cibi in tavola secondo le stagioni vuol dire diversificare sempre l’apporto di vitamine, sali minerali e altri nutrienti di cui l’organismo ha bisogno.

3) Il prezzo. La frutta e la verdura di stagione non ha bisogno di serre e di energia aggiuntiva per crescere e maturare, gli basta quella del sole. Non ha costi di conservazione nelle celle frigorifere e scegliendo prodotti a km zero, vengono abbattuti i costi di trasporto.

4) Il rispetto della terra e della natura. Per coltivare alimenti non stagionali vengono utilizzate grandi serre riscaldate e illuminate che richiedono molta energia, spesso proveniente da combustibili fossili. Anche pesticidi e fertilizzanti impiegati per i cibi fuori stagione sono di sintesi, quindi derivati dal petrolio. Tutto questo si traduce in un maggior incremento dell’inquinamento.


Conclusioni.

Dunque, dobbiamo cercare di avere rispetto e cura nella scelta dei cibi, iniziando proprio con la consapevolezza che seguire i ritmi naturali del cibo e della terra significa rispettare le esigenze nutrizionali del nostro organismo, esponendoci a un livello di salute più alto ma anche ad un benessere psicofisico totale.
Non esiste al mondo una cucina  più varia di quella italiana, proprio per merito del clima e della forma del nostro paese, perché allora non usufruire di questo vantaggio e vivere in maniera più salutare?
Ricordate: SIAMO CIO’ CHE MANGIAMO!

In Scienza e Coscienza.

giovedì 25 gennaio 2018

I gemelli siamesi Binder: storia di un'operazione straordinaria

Nel 1987, Ben Carson entrò nella storia della medicina grazie ad un intervento chirurgico che gli permise di separare una coppia di gemelli siamesi. I gemelli  Benjamin e Patrick Binder , sono nati uniti nella parte posteriore della testa. Tutti i precendenti interventi di separazione di gemelli uniti in questo modo erano sempre fallite, causando la morte di uno o di entrambi i bambini. 
La nascita di gemelli siamesi si verifica una volta ogni 70.000-100.000 nascite e il caso di gemelli uniti per la testa si verifica solo una volta ogni 2-2 milioni e mezzo di nascite.
La loro mamma, Theresa Binder, dalla Germania terra natale dei fratelli Bindere, aveva cercato dappertutto un medico disposto a eseguire l'intervento. Tutti le avevano detto che non era possibile, che si doveva necessariamente sacrificare uno dei due piccoli. Tutti tranne uno Ben Carson che  accettò di intraprendere l'operazione, sapendo che sarebbe stata molto rischiosa.

Il Dottor Mark Rogers, direttore della terapia intensiva pediatrica alla Hopkins, coordinò l'imponente impresa. Riunirono sette anestesisti pediatrici, cinque neurochirurghi, due cardiochirurghi, cinque chirurghi plastici e dozzine di infermiere e tecnici -in tutto erano in una settantina di persone. Ci misero cinque mesi per programmare e preparare accuratamente l'intervento. 
L'operazione sui gemellini di sette mesi iniziò sabato 7 settembre 1987 alle ore sette e un quarto del mattino e durò 22 ore. Il piano d'azione era che  Ben avrebbe separato i gemelli e operato su un bambino e  Donlin Long sull'altro. 
Dopo la separazione i gemelli dovettero affrontare un ostacolo potenzialmente mortale.Attuato un arresto ipotermico, prima di poter ripristinare il flusso sanguigno, Carson e Long dovevano modellare una nuova vena sagittale da frammenti del pericardio preparati in precedenza.


 Ben Carson insignito con la medaglia d'onore al valore civile dal presidente degli Stati uniti George Bush


Dopo aver rimesso in funzione il cuore dei bambini si scontrarono con un altro grande ostacolo: un'emorragia massiva di tutti i piccoli vasi sanguigni del cervello che erano stati incisi durante l'intervento. 
Le riserve di sangue stavano terminando, ma riuscirono a farsi mandare più di dieci sacche di sangue in meno di mezz'ora dalla Croce rossa americana. Al termine dell'operazione i gemelli avevano ricevuto sessanta sacche di sangue, diverse dozzine in più di quello che era il loro normale volume sanguigno.
La programmazione della ricostruzione del capo dei bimbi fu fenomenale. Il capo dei gemelli una struttura a rete di titanio, ideata da Craig Dufresne, mescolata con un impasto di ossa polverizzate estratte dal cranio dei bambini. 
Alla fine queste ossa sarebbero cresciute dentro senza bisogno di rimuoverle in seguito. 
Non ci fu cuoio capelluto a sufficienza per coprire ambedue le teste dei bimbi, così chiusero la testa di Benjamin con una struttura chirurgica  non riuscendo ad installare la copertura di titanio. 
Dopo aver completato l'intervento misero i bambini in coma artificiale per dieci giorni, per dare ai piccoli cervelli traumatizzati dall'operazione una possibilità di recupero senza danni conseguenti.
L'assistenza postchirurgica fu eccezionale quanto l'operazione,i bambini,terminato l'effetto del fenobarbital, aprirono gli occhi e iniziarono a guardarsi intorno.
Tuttavia tre settimane prima di tornare in Germania Patrick aspirò il cibo nei polmoni subendo un arresto respiratorio. Ebbe un danno cerebrale,ma non si sapeva quanto fosse esteso.Quando i gemelli lasciarono il Johns Hopkins Hospital il bimbo faceva dei buoni progressi. Fu un intervento storico che segnò la storia della medicina.

In Scienza e Coscienza.




venerdì 19 gennaio 2018

Split Brain ( Cervelli Divisi)





Nei primi mesi dopo l’intervento, fare la spesa era una cosa da perdere le staffe. In piedi davanti al bancone del supermercato, Vicki vedeva un articolo sullo scaffale e sapeva di volerlo mettere nel carrello – ma non ci riusciva. «Allungavo la destra verso la cosa che volevo, ma poi arrivava la sinistra e diventava una specie di bisticcio», racconta. «Parevano due magneti che si respingono.» Fare la spesa settimanale significava due e anche tre ore di sofferenza. Anche vestirsi era una sfida: non riusciva a tenere insieme quello che voleva mettersi e quello che facevano le sue mani. A volte finiva per trovarsi addosso tre completi diversi. «Mi toccava buttare tutto sul letto, fare un gran respiro e ricominciare da capo.»
Per un aspetto essenziale, però Vicki stava meglio di prima dell’intervento. Non aveva più attacchi epilettici, che prima erano così forti da renderle la vita quasi insopportabile. Una volta si era accasciata sul piano di un vecchio forno, e le bruciature le avevano lasciato profonde cicatrici sulla schiena. 
Quando, nel 1978, il suo neurologo le parlò di un intervento di neurochirurgia, radicale ma pieno di rischi, che avrebbe potuto esserle d’aiuto, ebbe pochissime esitazioni. Se le cose avessero dovuto volgere al peggio, sapeva che di sua figlia piccola si sarebbero presi cura i suoi genitori. «Però ovviamente ero preoccupata», dice. «Quando ti fai dividere il cervello in due, non è che poi si rimette insieme.»




Il tessuto calloso del cervello sano (bianco brillante nell’immagine in alto) si ritrae dopo la callosotomia, lasciando solo il ventricolo (nero)

Nel giugno del 1979, in un’operazione durata quasi 10 ore, i medici crearono una sorta di «tagliafuoco», come si fa contro gli incendi, per contenere gli attacchi di Vicki, tagliando il suo corpo calloso, il fascio di fibre neurali che collega i due lati del cervello. 

Questo drastico intervento, chiamato callosotomia, stacca i collegamenti tra i due lati della neocorteccia, la sede del linguaggio, del pensiero cosciente e del controllo dei movimenti. Le difficoltà di Vicki nel supermercato erano dovute a un cervello che si comportava, per certi aspetti, come se in esso ci fossero due menti separate.

Dopo circa un anno, le difficoltà di Vicki diminuirono. Per la maggior parte, era tornata se stessa: affettava verdure, si allacciava le scarpe, giocava a carte, faceva addirittura sci d’acqua. Quel che Vicki però non poteva sapere era che l’intervento che aveva subito avrebbe fatto di lei un’involontaria superstar delle neuroscienze. La donna fa parte infatti di un gruppo di meno di una dozzina di pazienti split brain, dal «cervello diviso», il cui cervello e il cui comportamento sono stati oggetto di innumerevoli ore di esperimenti, centinaia di lavori scientifici, e citazioni in praticamente tutti i testi di psicologia della scorsa generazione. Adesso però i loro ranghi si stanno assottigliando.

Una coppia di macchine separate

Grazie allo studio di questo gruppo, gli scienziati ora sanno che il cervello sano può somigliare a una coppia di macchine nettamente diverse, cablate fra loro e costantemente impegnate a scambiarsi torrenti di dati. Ma una volta tagliato il cavo primario, l’informazione – parole, oggetti, immagini – presentata a un emisfero viene ignorata dall’altro. Michael Gazzaniga, studioso dei processi cognitivi all’Università della California a Santa Barbara, e «grande vecchio» della moderna ricerca sui cervelli divisi, dice che, anche dopo mezzo secolo di lavoro con questi pazienti, ancora prova un brivido quando osserva gli effetti dell’interruzione del collegamento. «Ti trovi con un paziente dal cervello diviso che fa una delle solite cose – gli fai vedere un’immagine e lui non sa dire di che si tratta. Però riesce a pescare proprio quell’oggetto da una sacca piena di cose», dice Gazzaniga. «Il cuore ti balza in gola!»

Il lavoro con questi pazienti ha evidenziato le differenze tra i due emisferi, rivelando per esempio che in genere l’emisfero sinistro ha il ruolo guida per l’elaborazione della parola e del linguaggio, mentre quello destro è specializzato nel trattamento dello spazio e nel riconoscimento dei visi. «Questo lavoro ci ha fatto vedere che tutti e due gli emisferi sono assai competenti nella maggior parte delle cose, ma ci presentano due istantanee assai diverse del mondo», dice Richard Ivry, direttore dell’Institute of Cognitive and Brain Sciences dell’Università della California a Berkeley. 

Oggi i pazienti split-brain sono sempre meno;qualcuno è morto, uno ha avuto un colpo apoplettico, e in generale l’età li ha resi meno capaci di sopportare lunghe e impegnative sessioni di osservazione e concentrazione. L’intervento, già molto raro, è stato soppiantato da farmaci e procedure chirurgiche meno drastiche. Nel frattempo, le tecnologie di visualizzazione dell’attività cerebrale sono divenute il modo più usato per osservare le funzioni cerebrali, dato che gli scienziati posson semplicemente osservare quali aree sono attive durante l’esecuzione di un compito

Anomia e alessia dell'emicampo sinistro

Per Miller, Ivry e Gazzaniga, però, i pazienti dal cervello diviso in due restano una risorsa inestimabile. Le tecniche di visualizzazione possono confermare, per esempio, che il lato sinistro del cervello è più attivo di quello destro nell’elaborazione del linguaggio. Ma questo trova un’illustrazione plastica nei pazienti split brain, che possono non essere in grado di leggere ad alta voce una parola come «padella» quando la si presenta all’emisfero destro, ma sono in grado di indicarne esattamente il disegno. «Questo ci da il senso di una capacità di lettura dell’emisfero destro, che però non può accedere al sistema motorio per produrre il parlato», dice Ivry. «La visualizzazione dell’attività cerebrale è utilissima per dirci dove succede una cosa», aggiunge, «ma il lavoro con i pazienti può dirci come succede».
Ciò è sorprendente ma andiamo ad analizzare meglio la questione. Premettiamo che molte delle manifestazioni che generano tanto stupore avvengono solo in condizioni di laboratorio nel quale ad esempio la canalizzazione dell'informazione visiva a un solo emisfero viene ottenuta presentando stimoli di breve durata ,presentati nell'uno e nell'altro emicampo(presentazione tachistoscopica lateralizzata)mentre i sintomi della disconnessione non si verificano nella vita di tutti i giorni,in cui i movimenti di esplorazione degli occhi e delle mani sfuggono al limite della presentazione lateralizzata.

Si constata che i pazienti che hanno subito la resezione del corpo calloso non sono in grado di denominare oggetti o leggere parole presentate tachistoscopicamente nella metà sinistra del loro campo visivo! Si parla di anomia e alessia dell'emicampo sinistro,per cui pazienti rilevano la presenza di stimoli proiettati nella metà sinistra del campo visivo, ma dichiarano di non averli riconosciuti o danno risposte inappropriate.

Ma cerchiamo di capire in parole povere perché avviene questa cosa:se lo stimolo viene presentato a sinistra dello schermo ossia nel campo visivo sinistro l'informazione raggiungerà l'emisfero destro che però sappiamo essere non deputato alla funzione linguistica;quindi l'emisfero sinistro non potrà ottenere l'informazione relativa allo stimolo e risponderà in modo coerente con la sua conoscenza dicendo di non aver visto nulla!



Gazzaniga intervenendo al convegno annuale della Society of Neurological Surgeons, a Portland, Oregon, ha mostrato spezzoni sgranati di un esperimento condotto nel 1976 con il paziente P.S., che al tempo aveva appena 13 o 14 anni. Gli scienziati volevano vedere come rispondeva alle parole scritte presentate solo al suo emisfero destro.

Nel video viene chiesto al ragazzo qual è la sua ragazza preferita, ma la parola «ragazza» si accende brevemente solo per il suo emisfero destro. Come previsto, il ragazzo non riesce a rispondere verbalmente. Si stringe nelle spalle e scuote la testa, indicando che non vede alcuna parola. Ma poi fa una risatina. È una di quelle risatine con cui le persone si tradiscono, la colonna sonora di quando ci si fa rossi in viso. Il suo emisfero destro il messaggio lo ha visto, ma quello verbale, il sinistro, ne rimane inconsapevole. 

Poi, con la mano sinistra, lentamente, il ragazzo sceglie tre tessere dello Scarabeo dall’assortimento davanti a lui. E le allinea a formare L-I-Z; il nome, siamo certi di non sbagliare, della più carina della classe. «Questo ci ha detto che riusciva a comprendere il linguaggio verbale con l’emisfero destro», mi ha detto in seguito Gazzaniga. «È stato uno dei primi casi che confermavano che la capacità di linguaggio può anche essere bilaterale – era in grado di rispondere a delle domande mediante il linguaggio con tutti e due i lati.»

Le implicazioni di queste prime osservazioni, dice Miller, sono state «enormi». Mostravano infatti che «l’emisfero destro sta vivendo la sua propria esperienza dell’aspetto del mondo, che non può più esprimere se non attraverso i gesti e il controllo della mano sinistra». Qualche anno dopo i ricercatori scoprirono che anche Vicki aveva delle capacità verbali nell'emisfero destro. La callosotomia totale staccava sempre i collegamenti, ma agiva anche in modi assai diversi da una persona all’altra.
Potete osservare questo clamoroso effetto della disconnessione qui in questo video

Anomia tattile e facce chimeriche

Ma le sorprese non finiscono qua,parimenti tali pazienti non sanno denominare oggetti che gli si chieda di palpare con la mano sinistra senza vederli( Anomia Tattile).L'incapacità di denominazione non implica il mancato riconoscimento.
Questo non significa che l'emisfero destro sia escluso dai processi di coscienza:esso possiede una conoscenza propria degli stimoli che gli vengono presentati;addirittura la separazione degli emisferi cerebrali mette in evidenza abilità specifiche dell'emisfero destro che sono soprattutto visuospaziali .
Un tipico caso di tali abilità riguarda il riconoscimento delle facce;se vengono presentate facce chimeriche,formate da due metà di volti diversi,il paziente non si rende conto della discordanza tra i due lati,ma se,successivamente,gli si chiede di indicare tra figure intere quale faccia abbia visto,sceglierà quella che corrisponde alla metà faccia che era stata presentata nella metà sinistra del suo campo visivo,e quindi all'emisfero destro.

Integrità o divisione dell'Io?

Un problema rilevante che pongono tali pazienti è quello dell'integrità o divisione dell'io; Si può dire che i pazienti che hanno subito una sezione del corpo calloso dimostrano una generale unitarietà e coerenza di comportamento.Gazzaniga ha sviluppato la teoria dell'interprete per spiegare come mai le persone – compresi i pazienti split brain – hanno un senso unitario del sé e della vita mentale. 
L’ha elaborata a partire da compiti in cui si chiedeva a un paziente dal cervello diviso di spiegare a parole, il che richiede l’emisfero sinistro, un’azione che era stata richiesta ed eseguita unicamente da quello destro. «L’emisfero sinistro inventava una risposta a posteriori che fosse adatta alla situazione.» In uno dei suoi esempi preferiti, accendeva brevemente la parola «sorriso» per l’emisfero destro di un paziente, e la parola «faccia» per il sinistro, per poi chiedere al paziente di disegnare ciò che aveva visto. «La sua mano destra disegnò una faccia sorridente», ricorda Gazzaniga. «“Perché l’hai fatta così?” ho chiesto. E lui: “Cosa vuole, una faccia triste? A chi piacciono le facce tristi?”» L’interprete del cervello sinistro, dice Gazzaniga, è quello che tutti usano per cercare di spiegarsi ciò che accade, filtrare l’assalto delle informazioni in entrata e costruire narrazioni che aiutano a dar senso al mondo.
Miller e Gazzaniga hanno anche cominciato a indagare il ruolo dell’emisfero destro nel ragionamento morale. Si tratta di una di quelle funzioni di alto livello di cui l’emisfero sinistro era considerato il monarca assoluto. 
Negli ultimi anni, però, le indagini di visualizzazione dell’attività cerebrale hanno mostrato che l’emisfero destro è profondamente coinvolto nel trattamento delle emozioni, intenzioni e credenze degli altri, cioè in quella che molti scienziati hanno preso a chiamare «teoria della mente». Per Miller, questo campo di ricerca illustra perfettamente il valore degli studi sui cervelli divisi, perché gli strumenti di visualizzazione, da soli, non arrivano a darci le risposte.

In un lavoro iniziato nel 2009, i ricercatori hanno presentato a due pazienti dal cervello diviso una serie di storie, in ciascuna delle quali si parlava di danni provocati accidentalmente o intenzionalmente.
 L’obiettivo era capire se, secondo quei pazienti, una persona che intende avvelenare il suo capo, ma non ci riesce perché scambia lo zucchero per veleno per topi, è o no allo stesso livello morale di uno che uccide accidentalmente il suo capo avendo scambiato il veleno per topi per topo. (La maggior parte della gente conclude che il primo è moralmente più reprensibile.)
 I ricercatori leggevano le storie ad alta voce, il che vuol dire che a riceverle era l’emisfero sinistro, e chiedevano risposte verbali, in modo che fosse ancora l’emisfero sinistro, guidato dal meccanismo interprete, a elaborare ed esprimere la risposta. 
Riuscivano i pazienti split brain a dare il convenzionale giudizio morale usando solo questo lato del cervello? No. Secondo il loro ragionamento, i due scenari erano moralmente equivalenti.
 Il risultato fa pensare che per questo tipo di ragionamenti siano necessari tutti e due i lati della corteccia.

Sindrome della mano aliena o anarchica

In ultimo vogliamo esporvi un'altra bizzarria che può capitare alle persone che hanno subito la sezione del corpo calloso,si tratta di una conseguenza dell'indipedenza dei due emisferi:
la sindrome della mano aliena. 

Chi ne è affetto ha una mano (in genere quella non dominante) che si muove indipendentemente dalla sua volontà, in modo autonomo, come se avesse una volontà propria. 

I pazienti descrivono la mano come appartente a un'altra persona, e alcuni le attribuiscono un nome.





La sindrome della mano aliena si differenzia da altri tipi di movimenti involontari perché le azioni della mano colpita non sono casuali bensì orientate a uno scopo preciso (però ignoto al proprietario della mano stessa). 
La mano aliena può ad esempio toccare o afferrare oggetti, cercare di picchiare o strangolare il paziente, riempirgli la bocca di cibo, interferire con le azioni dell’altra mano o cercare di danneggiarla in qualche modo. I pazienti non hanno controllo sulla mano aliena oppure riescono a influenzarne i movimenti con grande sforzo.
Non si conosce una cura per questa condizione, ma sembra che si riesca a gestirla dando alla mano aliena qualcosa da fare per tenerla occupata, come tenere un oggetto, ad esempio un bastone quando si cammina. 
Qualcuno indossa un guanto da forno per limitarne i movimenti. Il disturbo può verificarsi anche dopo altri tipi di interventi neurochirurgici, ictus cerebrali, infezioni, aneurismi, tumori o come conseguenza di malattie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer e la malattia di Creutzfeldt-Jakob.
Questa sindrome è stata identificata per la prima volta nel 1909 e da allora sono stati registrati circa 40-50 casi. 
Poiché ciascuna metà del cervello è responsabile del controllo del rispettivo lato opposto del corpo, la mano sinistra sarà in questo caso, sotto il controllo del solo emisfero dominante del cervello (destro).
Tuttavia, l'emisfero sinistro è responsabile dello scambio di informazioni (attraverso il corpo calloso) con l'emisfero destro, generalmente di processi di pensieri logici e analitici e per il controllo di movimenti motori complessi, oltre a controllare la metà controlaterale del corpo (destro); funzioni che verranno quindi a mancare nella mano sinistra alterata.

Steatosi Epatica e Dieta


Le feste sono andate,i cenoni,i brindisi e gli aperitivi hanno innalzato gli spiriti e i livelli di serotonina ma possono aver aggravato le condizioni del nostro amato fegato.                L'accumulo di trigliceridi nel tessuto epatico causa una vera e propria degenerazione del fegato definita steatosi epatica e nota più comunemente come "fegato grasso". 
La steatosi si stima che possa interessare fino al 20-30% della popolazione nei Paesi occidentali, se ai primi stadi non è connessa a rischi rilevanti,quando viene trascurata può progredire fino a causare pericolose complicanze, non ultima la cirrosi, nonché fungere da fattore di rischio per diabete,ictus ed infarto.


La presenza di una modesta concentrazione di grasso può essere del tutto fisiologica,ma se arriva a superare la soglia del 10-15% la condizione diventa patologica e viene cosi formulata la diagnosi di fegato grasso. 

Cause

Le cause più frequenti di steatosi epatica sono:
  1. Agenti tossici esogeni come molecole  "nervine” e farmaci: alcol, fosforo, tetecicline, steroidi anabolizzanti,sostanze contenute nel fumo di sigaretta ecc.
  2. Obesità e relativa iperalimentazione
  3. Dislipidemie(ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia LDL ecc.)
  4. Deficit nutrizionali (come la riduzione delle lipoproteine circolanti; condizione frequente nel terzo mondo ma anche alcolisti cronici e nei pazienti psichiatrici)
  5. Steatosi gravidica (piuttosto rara ma molto grave).
Tutte le cause sopra citate sono influenzate dalla dieta del soggetto.

Sintomatologia

La  sintomatologia della steatosi epatica è piuttosto eterogenea; in primis epatomegalia  (ingrossamento del fegato),dolore in sede dell’ipocondrio destro (a destra, sotto le coste),ittero  (pigmentazione giallastra della pelle e degli occhi),dolore addominale,stanchezza severa, prurito e perdita di peso inspiegabile. 
Dal punto di vista ematico si possono manifestare l'incremento delle transaminasi,del colesterolo,dei trigliceridi e del tempo di protrombina. Bisogna pero considerare che nella maggior parte delle persone, la steatosi epatica non causa sintomi particolari.

Regole Alimentari

La dieta per la  steatosi epatica è fondamentale  per una completa remissione in quanto agisce direttamente sulla rimozione delle cause scatenanti; e pertanto è importantissimo seguire alcune regole di igiene alimentare:
  1. Abolizione dell'alcol e di qualsiasi altro nervino (comprese la caffeina e la teina)
  2. Abolizione delle bibite zuccherate e dei dolci in genere
  3. Abolizione di cibi fritti
  4. Riduzione dell'apporto di glucidi e quindi poca paste e poco pane
  5. Riduzione dell'apporto di grassi, soprattutto saturi
  6. Incremento dell'apporto di fibra alimentare e di antiossidanti (frutta,verdura,cereali,farinacei,pesce)
  7.  Assunzione di buone dosi di acido ascorbico, polifenoli, cinarina, silimarina; in poche parole aumentare il  consumo di agrumi,carciofi (contenente cinarina),mela, mirtillo,cavolo ed olio extravergine di oliva crudo (antiossidanti).
  8. Praticare regolarmente esercizio fisico possibilmente almeno 3 volte settimana  a moderata intensità, come una passeggiata a passo svelto o in bicicletta. Qualsiasi forma di esercizio fisico può aiutare, anche se non si perde peso.

Terapia Farmacologica

Oltre a seguire la dieta per la steatosi epatica, è possibile facilitare il decorso patologico della malattia assumendo anche alcuni farmaci; tra questi ricordiamo: glutatione silimarina, tiopronina e  fosfatidilcolina. Bisogna considerare che attualmente non esiste alcun farmaco specifico per la condizione e quindi l’adozione di uno stile di vita sano è l’approccio di elezione per di gestire le steatosi.


Raccomandazioni Dietetiche Generali

  • Scegliere cibi ad elevato contenuto di fibre e basso tenore in zuccheri semplici.
  • Scegliere cibi con un basso contenuto di grassi saturi e privilegiare quelli con maggiore tenore di grassi monoinsaturi e polinsaturi.
  • Cucinare senza grassi aggiunti. Preferire metodi di cottura come: il vapore, microonde, griglia o piastra, pentola a pressione, piuttosto che la frittura, la cottura in padella o bolliti di carne.
  • Evitare periodi di digiuno prolungato, consumare pasti regolari. Preferire tre pasti e due spuntini per meglio controllare il senso di fame/sazietà e ridurre i picchi glicemici.
  •  Assumere integratori a base di antiossidanti, omega 3 e vitamine, in particolare vitamina E, vitamina C e vitamina D sempre in modo controllato per evitare il rischio di ipervitaminosi

 Alimenti Dannosi

  • Superalcolici: liquori, grappe, cocktail con alcool
  • Alcolici compresi vino e birra
  • Bevande zuccherine come cola, acqua tonica, tè freddo, ma anche succhi di frutta, perché contengono naturalmente zuccheri semplici anche se riportano la dicitura “senza zuccheri aggiunti”.
  • Zucchero bianco e zucchero di canna.
  • Marmellata e miele.
  • Torte, biscotti, gelati, budini, caramelle.
  • Frutta sciroppata e candita.
  • Cibi da fast-food e piatti già pronti.
  • Burro, lardo, strutto, panna.
  • Insaccati come salame, salsiccia, mortadella.
  • Maionese ketchup e altre salse elaborate


Alimenti Consentiti con Moderazione.

  • Sale. È buona regola ridurre quello aggiunto alle pietanze.
  • Uva,banane,fichi,cachi,mandarini poiché frutti più zuccherini.
  • Le patate in quanto ricche di amido quindi e quindi un vero e proprio sostituto di pane, pasta e riso.
  • Affettati poveri di grasso come prosciutto cotto, il crudo, lo speck, la bresaola.
  • Formaggi freschi quelli a basso contenuto di grassi
  • Olii vegetali polinsaturi o monoinsaturi come l'olio extravergine d'oliva, l'olio di riso o gli oli di soia, girasole, mais, arachidi
  • Caffè. Alcuni studi in letteratura mostrano un effetto protettivo sul fegato ovvero di ridurre il rischio di steatosi epatica non alcolica. Tuttavia non bisogna esagerare. Non oltre le due o tre tazzine al giorno.

Alimenti Consigliati


  • Pesce di tutti i tipi almeno tre volte alla settimana. Privilegiare quello azzurro (aringa, sardina, sgombro, alici, salmone...).
  • Verdura cruda e cotta per una corretta introduzione di sali minerali,  vitamine ed antiossidanti. Alcuni ortaggi svolgono un’azione  detossificante sul fegato: carciofi, erbe amare e cicoria in primis.
  • Frutta, per il contenuto di sali minerali, vitamine e antiossidanti si raccomanda di non superare le due porzioni al giorno poiché contiene naturalmente zucchero . i.
  • Pane, pasta, riso, avena, orzo, farro e altri carboidrati complessi privilegiando quelli integrali.
  • Latte e yogurt  parzialmente scremati.
  • Carne  bianca.
  • Legumi 3 volte alla settimana, al posto del secondo piatto.
  • Tanta acqua almeno 2 L al giorno.


Regole Comportamentali

  •  In caso di sovrappeso eliminare i chili di troppo e normalizzare il “girovita” ossia la circonferenza addominale, indicatore della quantità di grasso depositata a livello viscerale, principalmente correlata al rischio cardiovascolare. Restare sotto il valore di  94 cm nell'uomo e ad 80 cm nella donna.
  • Evitare le diete fai da te! Un calo di peso troppo veloce può determinare la comparsa di complicanze.
  • Abbandona la sedentarietà! Quindi vai al lavoro a piedi, in bicicletta,  evita l’uso dell’ascensore e fai le scale a piedi
  • Praticare attività fisica almeno tre volte alla settimana. La scelta va sempre effettuata nell'ambito degli sport con caratteristiche aerobiche, moderata intensità e lunga durata, come, ciclismo, ginnastica aerobica, cammino a 4 km ora, nuoto, perché più efficaci per eliminare il grasso in eccesso.
  • Non fumare: il fumo rappresenta un fattore di rischio cardiovascolare.
  • Leggere le etichette dei prodotti, soprattutto per accertarsi del loro contenuto in zuccheri. Prestare attenzione all'utilizzo dei cosiddetti prodotti “senza zucchero” in quanto sono spesso ricchi di grassi e di conseguenza ipercalorici. 


Ricette consigliate

  • ·         Filetto di merluzzo impanato con erbe aromatiche
  •        Alici con verdure
  • ·         Penne integrali alle verdure
  • ·         Petto di pollo alle erbe
  • ·         Involtino di tonno alle erbe aromatiche
  • ·         Filetto di branzino al forno con olive e capperi
  • ·         Grana padana con verdure e pollo alle erbe aromatiche
  • ·         Pasta sgombro e rosmarino
  • ·         Zuppetta di polipetti



Avvertenze 

I consigli dietetici forniti sono indicativi e non debbono essere considerati sostitutivi delle indicazioni del medico,in quanto alcuni pazienti possono richiedere adattamenti della dieta.    


Esempio di Dieta

Colazione : spremuta d'arancia con due fette di pane integrale con 2 cucchiai di burro di arachidi,mezza tazza di frutti di bosco. 

Spuntino: mezza tazza di pere e qualche mandorla. 

Pranzo: 80 grammi di riso con 50 grammi di fagioli di soia,150 grammi di salmone alla griglia con verdure lesse a scelta,40 grammi di pane e un frutto a scelta. 

Merenda: 30 grammi di formaggio magro. 

Cena: 150 grammi di pollo alla griglia condito con un cucchiaio di olio d'oliva, 200 grammi di verdure cotte, 60 grammi di pane.


Rimedi naturali

Molto utili,specialmente quando il problema è lieve, anche i rimedi naturali contro il fegato grasso. Vengono usati il carciofo,il tarasacco e il cardo mariano. 
Il carciofo è ricco di cinarina, che favorisce la digestione e aiuta a smaltire i grassi, attraverso la stimolazione delle funzioni epatiche.
Viene utilizzato sotto forma di infusi preparati con le foglie secche e tritate,per ridurre la percentuale di colesterolo nel sangue.
Il tarasacco è ricco di principi attivi, come l'acido taraxinico e l'acido linoleico,in grado di avere molti effetti sull'apparato digerente.Si dimostra soprattutto diuretico e disintossicante.
Il cardo mariano ha un effetto stimolante,protegge il fegato,stimola la produzione di nuove cellule epatiche e protegge dai radicali liberi, essendo ricco di antiossidante.Si può assumere sotto forma di infusi da bere lontano dai pasti.

In Scienza e Coscienza.